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La notazione musicale odierna, utilizza un pentagramma, ovvero cinque linee e quattro spazi orizzontali, sul quale si dispongono dei simboli che rappresentano principalmente la frequenza di suoni e la loro durata. Secondo le convenzioni, i suoni sono rappresentati da note, a cui sono attribuiti dei nomi, delimitando un intervallo di frequenze chiamato ottava. Un'ottava rappresenta solo un intervallo limitato di queste frequenze; l'ottava successiva è costituita da frequenze doppie rispetto all'ottava precedente; in pratica, una nota di un'ottava ha una frequenza doppia rispetto alla stessa nota nell'ottava precedente.
Secondo le convenzioni attuali, le note sono sette, con nomi diversi a seconda della lingua utilizzata. Tuttavia, queste sette note rappresentano 12 semitoni.
Esistono due denominazioni: «DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI», stabilita attorno all'anno 1000 da Guido d'Arezzo; «C, D, E, F, G, A, B», di origine greca antica. Attualmente, la seconda notazione è quella utilizzata nella lingua inglese e, con una piccola variante, nella lingua tedesca. |
Tabella 541.1. Denominazione delle note musicali.
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Secondo le convenzioni, la frequenza di riferimento è quella della nota LA, a 440 Hz. Da questa frequenza si ottengono quelle degli altri semitoni dell'ottava, secondo la formula: 440*kn. La costante k vale precisamente 21/12; pertanto, i 12 semitoni corrispondono alla tabella successiva:
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In base a questa formuletta, si può verificare facilmente che la frequenza di una nota in un'ottava diventa doppia nell'ottava successiva. Per esempio, se il DO corrisponde a 440*k-9, ovvero 262 Hz nell'ottava di riferimento, nell'ottava successiva corrisponde a 440*k-9+12 = 440*k4, pari a 524 Hz.
Tra le note MI e FA c'è solo lo spazio di un semitono. Nello stesso modo, tra il SI e il DO successivo, c'è solo un semitono. In tutti gli altri casi, la distanza tra le note è di un tono (due semitoni). |
La scelta di distribuire le note in questo modo, deriva dall'esigenza di distinguere le ottave negli strumenti a tastiera (come il piano). La figura 541.3 evidenzia un'ottava su una porzione di tastiera musicale.
Figura 541.3. Distribuzione di un'ottava su uno strumento a tastiera.
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A seconda del punto di vista, quando tra due note c'è lo spazio di uno tono intero, si può indicare il semitono mancante con il nome della nota che lo precede, seguito dal simbolo «diesis», che assomiglia a un cancelletto, oppure con la nota successiva, seguita dal simbolo «bemolle», che assomiglia a una lettera «b» minuscola. Negli strumenti a tastiera non c'è differenza tra diesis della nota precedente e bemolle della nota successiva, mentre negli strumenti ad arco si intende indicare un suono che è un po' più vicino all'una o all'altra nota, senza essere precisamente nel mezzo.
La nota è rappresentata da un simbolo disposto sul pentagramma: la posizione di questo simbolo in relazione alle righe del pentagramma indica la nota stessa; la forma del simbolo rappresenta invece la durata della nota.
Il pentagramma si disegna con cinque linee orizzontali, che delimitano in pratica nove righe su cui collocare le note musicali (cinque linee e quattro spazi):
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La corrispondenza di queste righe con le note dipende da un simbolo iniziale, speciale, denominato «chiave». La chiave che consente di rappresentare facilmente le note dell'ottava che si usa comunemente è la chiave di violino, o chiave di SOL (perché centrata sulla seconda linea, dal basso, a rappresentare la nota SOL).
Figura 541.5. Pentagramma con chiave di SOL iniziale.
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In condizioni normali, le righe del pentagramma fanno riferimento alla sequenza delle sette note principali, con il SOL centrato sulla riga corrispondente alla seconda linea, come si vede nella figura successiva.
Figura 541.6. Posizioni sul pentagramma, secondo la disposizione normale con chiave di SOL.
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Figura 541.7. Posizioni sul pentagramma, secondo la disposizione normale con chiave di basso e chiave di SOL. Si osservi che le prime sette note sono esattamente nell'ottava inferiore rispetto a quelle che compaiono in riferimento alla chiave di SOL.
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Il simbolo usato per rappresentare una nota sul pentagramma è un ovale (testa), leggermente obliquo, che può essere vuoto, pieno, può avere una gamba, ovvero una stanghetta, che si innalza o si abbassa indifferentemente a seconda della collocazione della nota. La forma del simbolo determina la durata, che si esprime come frazione, oppure attraverso un nome particolare. Oltre alle note, nel pentagramma si indicano pause di silenzio, come si vede riassunto nella tabella successiva.
Tabella 541.8. Rappresentazione simbolica della durata delle note e delle pause di silenzio.
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La durata di una nota può essere allungata della metà del suo valore, aggiungendo un punto subito dopo la testa della stessa. Per esempio, una nota da un quarto (semiminima) seguita da un punto, vale 3/8 (1/4 + 1/8); nello stesso modo, una nota da un quarto, seguita da due punti in orizzontale, vale 7/16 (1/4 + 1/8 + 1/16).
Lo spazio orizzontale del pentagramma viene suddiviso in porzioni, denominate battuta o misura, che rappresentano una durata uniforme. All'interno di queste battute, possono essere inserite note e pause, per un totale conforme al tempo, che si esprime come frazione, all'inizio del pentagramma stesso.
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L'esempio mostra un tempo di 3/4, che sta a indicare una misura contenente un totale di tre semiminime (tre quarti).
Naturalmente, la durata effettiva dipende dalla lunghezza della battuta. |
Il valore di una nota dipende dalla collocazione verticale che ha sul pentagramma, tenendo conto della chiave iniziale, che stabilisce il riferimento di partenza. Dal momento che in questo modo manca la possibilità di rappresentare alcuni semitoni, si devono usare delle rappresentazioni speciali per questi. Si usano precisamente i simboli della tabella seguente:
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Questi simboli si collocano sul pentagramma, per indicare che ciò che segue viene alterato di conseguenza, ma il campo di azione è diverso a seconda del contesto: se si inseriscono all'inizio, subito dopo la chiave, riguardano tutto il pentagramma; se si inseriscono nell'ambito di una battuta, riguardano le note successive, fino alla fine della battuta.
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Come si vede dall'esempio, tre note vengono alterate in modo sistematico: MI, che si deve intendere come MI-bemolle; LA, che si deve intendere come LA-bemolle; SI, che si deve intendere SI-bemolle. Volendo invece ripristinare occasionalmente i valori normali, si usa il bequadro:
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Maurizio Codogno, Pillole di teoria musicale, 2002
Teoria musicale, 2000
<http://it.geocities.com/ratafast75/appunti/musica/musteor1.html>
Teoria musicale
Ivano Cremonesi, Info teoria musicale per l'informatico, 1997
Teoria musicale
Elementi base di teoria & armonia
Appunti di informatica libera 2006.07.01 --- Copyright © 2000-2006 Daniele Giacomini -- <daniele (ad) swlibero·org>
Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome concetti_elementari_sulle_notazioni_musicali.htm
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