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Gli archivi della distribuzione GNU/Linux Debian hanno un formato particolare e l'estensione .deb
(quelli binari). La distribuzione Debian e altre derivate utilizzano questo formato.
I pacchetti della distribuzione sono archiviati in modo differente, a seconda che si tratti di pacchetti binari o di pacchetti sorgenti. I pacchetti binari, cioè tutto quello che può essere usato così come si trova (compresa la documentazione), è archiviato nel formato Debian (.deb
), mentre i sorgenti sono composti da terne di file: una descrizione contenuta in un file con estensione .dsc
, l'archivio dei sorgenti originali in un file con estensione .orig.tar.gz
e un file di differenze da applicare ai sorgenti originali, in questo caso con l'estensione .diff.gz
.
Il nome di un archivio contenente un pacchetto binario Debian ha una struttura riassumibile nello schema seguente:
nome_pacchetto_versione-revisione.deb |
Un pacchetto Debian binario, oltre ai file che compongono il pacchetto e che vengono installati, contiene:
un file di «controllo» (control
), con quasi tutte le informazioni relative al pacchetto, in particolare le sue dipendenze;
un file contenente l'elenco dei file di configurazione, per i quali occorre avere un occhio di riguardo (conffiles
);
due coppie di script che controllano la fase di installazione e quella di disinstallazione del pacchetto (preinst
, postinst
, prerm
, postrm
).
A ogni pacchetto Debian viene attribuita una priorità, rappresentata da una definizione standard. Questa permette di facilitare la scelta dei pacchetti da installare. Si usano le parole chiave seguenti:
|
È interessante osservare che il livello di priorità è un'informazione che normalmente non è contenuta nei pacchetti, ma viene attribuita all'esterno di questi. La si ritrova nei file Packages
e Packages.cd
, la cui descrizione viene fatta in seguito.
Come accennato, il file di controllo contiene in particolare le informazioni sulle dipendenze del pacchetto. Secondo la logica di Debian, le dipendenze avvengono sempre in relazione a «pacchetti»: quando si tratta di una dipendenza da una funzionalità, questa viene identificata attraverso un «pacchetto virtuale». L'esempio seguente è un estratto delle informazioni relative al pacchetto apache-ssl, dove si vede l'uso delle definizioni di quasi tutti i tipi di dipendenza e di incompatibilità:
|
Le varie parole chiave hanno il significato seguente:
|
Le parole chiave utilizzate sono verbi posti alla terza persona singolare, come dire che «il pacchetto A: dipende da... raccomanda... suggerisce... va in conflitto con... sostituisce... fornisce le funzionalità...». Osservando l'esempio, il pacchetto in questione fornisce le funzionalità httpd (in questo caso un pacchetto virtuale), ovvero quelle di un servente HTTP, è incompatibile con il pacchetto apache-modules e con altri se hanno una versione troppo vecchia, inoltre va a sostituire lo stesso pacchetto apache-modules.
Secondo la logica del sistema di gestione dei pacchetti Debian, lo stato di un pacchetto può avere tre gruppi di caratteristiche: lo stato in relazione a ciò che è installato nel sistema, lo stato di selezione e alcune caratteristiche speciali. Rispetto al sistema, un pacchetto può essere:
|
Il sistema di installazione e disinstallazione dei pacchetti Debian è in realtà una procedura, con la quale si «prenotano» delle operazioni che poi vengono eseguite in sequenza. Sotto questo aspetto, un pacchetto che in qualche modo sia «conosciuto» da questa procedura ha anche uno stato di selezione (come già accennato), che può essere:
|
Infine, un pacchetto può essere stato marcato in modo che non venga aggiornato o sostituito con un'altra versione, hold, oppure può essere stato marcato dal sistema di gestione dei pacchetti perché risulta danneggiato in qualche modo e in tal senso viene indicato come candidato alla reinstallazione, reinst-required.
Per conoscere lo stato di un pacchetto si può usare dpkg richiedendo l'azione -l. L'esempio seguente mostra l'elenco di alcuni pacchetti con l'indicazione del loro stato:
$
dpkg -l
[Invio]
Desired=Unknown/Install/Remove/Purge | Status=Not/Installed/Config-files/Unpacked/Failed-config/Half-installed |/ Err?=(none)/Hold/Reinst-required/X=both-problems (Status,Err: uppercase=bad) ||/ Name Version Description +++-===============-==============-============================================ ii gnome-admin 1.0.1-1 Gnome Admin Utilities (gulp and logview) ii gnome-bin 1.0.3-1 Miscellaneous binaries used by Gnome rc gnome-card-game 1.0.1-4 Gnome card games - Solitaire games (FreeCell rc gnome-control-c 0.30-2 The Gnome Control Center ii gnome-core 1.0.1-0.3 Common files for Gnome core apps and help br ii gnome-dev-doc 1.0.3-1 Gnome developers documentation pn gnome-games <none> (no description available) ii gnome-games-loc 1.0.1-4 The locale databases for the gnome-games pa rc gnome-gnibbles 1.0.1-4 A cute little game that has no description rc gnome-gnobots 1.0.1-4 Gnome version of text based robots game for pn gnome-guile <none> (no description available) un gnome-gxnsnmp <none> (no description available) pn gnome-gxsnmp <none> (no description available) ii gnome-terminal 1.0.1-0.3 The Gnome terminal emulator application |
|
La gestione dei pacchetti Debian, richiede che i programmi che ne consentono l'installazione, siano in grado di sapere quali sono i pacchetti effettivamente disponibili. I pacchetti disponibili sono quelli che si trovano in una distribuzione su CD-ROM, DVD-ROM, in una copia locale nel file system (eventualmente condiviso in rete), in un sito Internet,... In ogni caso, tali informazioni sono contenute in un file che accompagna i pacchetti (uno per ogni raggruppamento principale) e si tratta di Packages
, o Packages.cd
nel caso di distribuzioni suddivise su più dischi (CD-ROM, DVD-ROM o unità di memorizzazione di altro tipo che possono essere sostituite durante l'installazione).
Gli strumenti per la gestione dei pacchetti Debian sono molti e sono fatti per intervenire a livelli diversi. La figura 43.8 mostra la piramide, alla base della quale si trovano gli strumenti fondamentali.
|
In breve:
dpkg-deb interviene solo al livello di archivi Debian, consentendo l'estrazione e l'archiviazione in questo formato;
dpkg-split è uno strumento aggiuntivo in grado di suddividere e riassemblare assieme gli archivi Debian, in modo da poterli gestire in file più piccoli, soprattutto quando questi devono essere trasportati su dischetti;
DPkg (l'eseguibile dpkg) interviene nei pacchetti Debian, a livello elementare, consentendone l'installazione e la loro disinstallazione, avvalendosi eventualmente di dpkg-deb quando necessario;
apt-get interviene nei pacchetti Debian, a livello più evoluto di DPkg, essendo in grado di risolvere da solo molti problemi di dipendenze;
DSelect si trova al livello più alto per la gestione dei pacchetti (assieme a APT) e si avvale di tutti gli strumenti inferiori;
APT è un sistema di strumenti paralleli a DSelect, composto da diversi programmi frontali alternativi che poi si avvalgono di apt-get per lo svolgimento dei loro compiti.
Per l'installazione e la disinstallazione dei pacchetti Debian, lo strumento più banale è dato da DPkg, (1) composto dall'eseguibile dpkg. Questo è in grado di utilizzare a sua volta anche dpkg-deb, quando si vuole intervenire a livello di archivio Debian.
dpkg [opzioni] azione |
Alla fine della riga di comando dell'eseguibile dpkg deve apparire l'indicazione di un'azione, che può essere preceduta da alcune opzioni. Come si intuisce, l'azione stabilisce cosa debba essere fatto, mentre le opzioni ne alterano l'ambito. Qui viene mostrato solo l'uso di alcune azioni, perché per le altre conviene agire attraverso strumenti di livello superiore. Non viene mostrato l'uso delle opzioni, comunque si può approfondire l'uso di DPkg consultando la pagina di manuale dpkg(8).
|
|
Segue la descrizione di alcuni esempi.
$
dpkg -c zsh_3.1.2-10.deb
[Invio]
Mostra l'elenco dei file che compongono il pacchetto zsh, contenuti nell'archivio indicato, esclusi i file che vengono creati dagli script del pacchetto stesso.
$
dpkg -I zsh_3.1.2-10.deb
[Invio]
Mostra tutte le informazioni disponibili sull'archivio indicato.
#
dpkg -i zsh_3.1.2-10.deb
[Invio]
Installa, o aggiorna, il pacchetto contenuto nell'archivio indicato, ammesso che ciò sia possibile in relazione alle dipendenze di questo.
#
dpkg -r zsh
[Invio]
Rimuove il pacchetto indicato, senza eliminare i file di configurazione.
#
dpkg --purge zsh
[Invio]
Elimina completamente il pacchetto indicato, compresi i file di configurazione.
$
dpkg -l
[Invio]
Elenca lo stato di tutti i pacchetti installati, o dei quali rimangono i file di configurazione.
$
dpkg -l z\*
[Invio]
Elenca lo stato di tutti i pacchetti conosciuti che iniziano con la lettera «z». Si osservi l'uso della barra obliqua inversa per proteggere l'asterisco contro l'interpretazione da parte della shell.
$
dpkg -s zsh
[Invio]
Mostra le informazioni sullo stato del pacchetto indicato, in modo più dettagliato.
$
dpkg -L zsh
[Invio]
Elenca i file che appartengono al pacchetto zsh.
$
dpkg -S /bin/cat
[Invio]
Cerca di scoprire a chi appartiene il file /bin/cat
(scoprendo che appartiene al pacchetto textutils).
Per una gestione più evoluta dei pacchetti, occorre definire la fonte di questi, dalla quale deve essere ottenibile il file Packages
. Per comprendere la cosa, è necessario prima di tutto conoscere in che modo dovrebbe essere organizzato un CD-ROM o una copia nel file system della distribuzione. Lo schema seguente rappresenta l'essenziale (la metavariabile arch viene sostituita dalla sigla dell'architettura per cui sono fatti i pacchetti):
debian/ |-- .disk/ | `-- info | `-- dists/ |-- stable/ | |-- main/ | | `-- binary-arch/ | | |-- Packages | | |-- Packages.gz | | |-- Packages.cd | | |-- Packages.cd.gz | | `-- *.deb | | | |-- contrib/ | | `-- binary-arch/ | | |-- Packages | | |-- Packages.gz | | |-- Packages.cd | | |-- Packages.cd.gz | | `-- *.deb | | | |-- non-free/ | | `-- binary-arch/ | | |-- Packages | | |-- Packages.gz | | |-- Packages.cd | | |-- Packages.cd.gz | | `-- *.deb | | | |-- non-US/ | | `-- binary-arch/ | | |-- Packages | | |-- Packages.gz | | |-- Packages.cd | | |-- Packages.cd.gz | | `-- *.deb | | | `-- local/ | `-- binary-arch/ | |-- Packages | |-- Packages.gz | |-- Packages.cd | |-- Packages.cd.gz | `-- *.deb | `--local/ `-- local --> ../stable/local |
Il file debian/.disk/info
è indispensabile quando la distribuzione è suddivisa su più dischi. Questo file contiene una riga che serve a identificare l'unità di memorizzazione. I file debian/dists/stable/*/binary-arch/Packages
, assieme alle loro versioni compresse con gzip, contengono le informazioni sui pacchetti contenuti negli archivi che si trovano nella stessa directory, o in quelle successive, mentre i file debian/dists/stable/*/binary-arch/Packages.cd
contengono le informazioni di tutti i file Packages
delle stesse directory per tutti i dischi in cui si articola la distribuzione.
Di tutta questa struttura, la directory debian/
è la radice, o l'inizio, e questa è la posizione che viene richiesta dai programmi per la gestione dei pacchetti quando devono attingere le informazioni sulla disponibilità dei pacchetti.
Come si vede dalla struttura mostrata, una distribuzione Debian si articola anche in componenti, a causa di possibili limitazioni nell'uso e nella distribuzione del software relativo. In generale, gli archivi che si trovano a partire da debian/dists/stable/main/
sono quelli principali che non contengono limitazioni particolari, mentre per gli altri valgono considerazioni differenti. Le varie componenti in cui si articola una distribuzione sono identificate dai nomi delle directory che si diramano da debian/dists/stable/
.
Il sistema APT si basa sul programma di servizio apt-get, che a sua volta si avvale di dpkg.
Per funzionare, apt-get richiede la presenza di un file di configurazione, /etc/apt/sources.list
, all'interno del quale vanno elencate le fonti da cui si possono ottenere delle distribuzioni Debian. Questo file può contenere commenti, preceduti dal simbolo #, righe vuote che vengono ignorate come i commenti e righe contenenti ognuna l'indicazione di un'origine, espressa secondo la sintassi seguente:
deb uri_inizio_distribuzione distribuzione componente... |
Per esempio, per indicare l'utilizzo della distribuzione stable (come mostrato fino a questo punto negli esempi) contenuta a partire da /home/pippo/debian/
, della quale si vogliono tutte le componenti normali, si può utilizzare la direttiva seguente:
|
Nello stesso modo si potrebbero indicare degli URI riferiti a siti FTP o HTTP. Inoltre, è importante tenere presente che si possono indicare molte fonti differenti, come si vede dall'esempio seguente:
|
Dopo la configurazione, apt-get richiede espressamente che gli sia ordinato di leggere le sorgenti per aggiornare l'elenco locale dei pacchetti disponibili, in modo da disporre di una visione di ciò che esiste e delle dipendenze relative. Si osservi lo schema sintattico per l'utilizzo di apt-get:
apt-get [opzioni] [comando] [pacchetto...] |
Da quello che si vede, nella riga di comando di apt-get non si fa mai riferimento direttamente ad archivi Debian, ma sempre solo a pacchetti.
Per comprendere il funzionamento di apt-get è bene cominciare da alcuni esempi. Normalmente si inizia aggiornando l'elenco locale dei pacchetti disponibili:
#
apt-get update
[Invio]
Quindi potrebbe essere conveniente chiedere l'aggiornamento dei pacchetti, riferiti alla stessa versione della distribuzione che si sta utilizzando:
#
apt-get upgrade
[Invio]
Per installare o aggiornare un pacchetto specifico, soddisfacendo le dipendenze necessarie, si può intervenire come nell'esempio seguente, dove si mostra in che modo installare o aggiornare il pacchetto zsh, rispettando le dipendenze:
#
apt-get install zsh
[Invio]
Infine, per aggiornare il proprio sistema a una nuova versione della distribuzione, si utilizza il comando seguente:
#
apt-get -f dist-upgrade
[Invio]
Questo è seguito generalmente da una richiesta esplicita di configurazione dei pacchetti che ne avessero bisogno, per mezzo di dpkg:
#
dpkg --configure --pending
[Invio]
|
Con l'aiuto di DPkg è possibile cercare di individuare a quale pacchetto appartiene questo o quel file. Precisamente si usa l'opzione -S, come nell'esempio seguente:
$
dpkg -S /etc/timezone
[Invio]
In questo caso si fa riferimento al file /etc/timezone
e si dovrebbe ottenere una segnalazione simile a quella seguente, da cui si comprende che il file è abbinato al pacchetto timezones:
|
Per avere una visione di insieme dei file che potrebbero essere stati abbandonati inavvertitamente, si può usare Cruft, (2) che scandisce il file system e genera un rapporto. Naturalmente, non tutto ciò che viene indicato è necessariamente un file superfluo, ma è comunque il punto di partenza per la propria ricerca.
cruft [opzioni] |
L'eseguibile cruft può essere usato solo dall'utente root e l'elenco che genera, di file sospetti, viene emesso attraverso lo standard output, a meno che siano usate delle opzioni particolari.
L'individuazione dei pacchetti che possono essere eliminati senza problemi di dipendenze, è un compito piuttosto complesso senza l'utilizzo di uno strumento apposito. Per questo si può usare Deborphan (3) che, se usato senza argomenti, si limita a elencare i pacchetti delle librerie che, apparentemente, non servono:
deborphan [opzioni] [pacchetto]... |
|
Eventualmente, si può controllare il funzionamento di Deborphan tramite Orphaner, (4) che viene distribuito assieme a Deborphan stesso, il quale si comporta da programma frontale interattivo:
orphaner [--purge] [opzioni_deborphan] |
Con l'opzione --purge si specifica di voler eliminare completamente i pacchetti che devono essere selezionati successivamente (eliminando anche i file di configurazione), mentre ogni opzione successiva viene passata tale e quale al programma deborphan, allo scopo di cambiare l'elenco dei pacchetti selezionabili.
|
L'installazione di un pacchetto prevede anche una fase di configurazione, che in molti casi è determinata in modo automatico, mentre il resto delle volte richiede un'interazione con un programma. Questa comunicazione tra utente e programma di installazione serve a creare al volo i file di configurazione necessari al funzionamento dei programmi che compongono il pacchetto; di solito, dopo tale operazione è possibile intervenire a mano in questi file, ma spesso ciò non è conveniente. Per ripetere la configurazione di un pacchetto già installato, si può usare dpkg-reconfigure, che fa parte del pacchetto Debconf: (5)
dpkg-reconfigure [opzioni] pacchetto |
Per esempio, si può usare il comando seguente per riconfigurare il pacchetto debconf:
#
dpkg-reconfigure debconf
[Invio]
L'esempio mostra una situazione abbastanza comune, dal momento che il pacchetto debconf serve proprio a definire il comportamento della distribuzione in fase di configurazione dei pacchetti:
|
Selezionando la voce {Dialog
} si passa a un'altra richiesta, in cui si specifica il livello di attenzione che si vuole dare alla configurazione:
|
È disponibile anche un programma frontale per accedere alla configurazione dei pacchetti, partendo dalla classificazione a cui questi appartengono, con Configure-debian: (6)
configure-debian [opzioni] |
Le opzioni che si possono indicare nella riga di comando vengono passate tali e quali al programma dpkg-reconfigure, nel momento in cui questo viene avviato. Segue un esempio di utilizzo del programma:
#
configure-debian
[Invio]
|
Scorrendo l'elenco viene scelta la voce tex:
|
Viene selezionata la voce tetex-base, che così viene configurato. Al termine viene proposto di configurare un altro pacchetto:
|
I pacchetti sorgenti messi a disposizione dalla distribuzione GNU/Linux Debian sono composti generalmente da tre file:
nome_pacchetto_versione-revisione.dsc |
nome_pacchetto_versione-revisione.orig.tar.gz |
nome_pacchetto_versione-revisione.diff.gz |
Il file con estensione .dsc
contiene informazioni essenziali sul pacchetto, con le firme eventuali, per garantire la sua integrità. Il file con estensione .orig.tar.gz
contiene i sorgenti originali, archiviati attraverso tar+gz. Il file con estensione .diff.gz
è un file di differenze da applicare per l'adattamento alla distribuzione; eventualmente questo file potrebbe mancare se il pacchetto nasce espressamente per la distribuzione Debian.
Per compilare un pacchetto occorre prima estrarlo, applicandogli le modifiche previste. Per farlo nel modo corretto, si usa il comando seguente, dove si suppone che nella directory corrente siano disponibili i tre file del pacchetto che interessa:
$
dpkg-source -x nome_pacchetto_versione-revisione.dsc
[Invio]
In questo modo si ottiene la directory nome_pacchetto-versione/
, all'interno della quale bisogna entrare per avviare uno script che viene creato proprio con l'applicazione delle modifiche:
$
cd nome_pacchetto-versione
[Invio]
$
su
[Invio]
#
debian/rules binary
[Invio]
Come si vede, è stato necessario acquisire i privilegi dell'utente root per procedere alla compilazione.
In alternativa, se manca il file con estensione .dsc
, si può rimediare nel modo seguente:
$
tar xzvf nome_pacchetto_versione-revisione.orig.tar.gz
[Invio]
$
cd nome_pacchetto-versione
[Invio]
$
cat ../nome_pacchetto_versione-revisione.diff.gz | gunzip | patch -p1
[Invio]
$
chmod a+x debian/rules
[Invio]
$
su
[Invio]
#
debian/rules binary
[Invio]
Come si vede, si devono applicare le modifiche manualmente, quindi occorre attribuire al file debian/rules
i permessi di esecuzione. Il resto funziona regolarmente.
Al termine si ottiene il file nome_pacchetto_versione-revisione_arch.deb
, contenente il pacchetto binario pronto per l'installazione.
È evidente che, se si vogliono apportare delle modifiche ulteriori al sorgente, queste vanno fatte dopo l'estrazione e dopo l'applicazione delle modifiche già previste per la distribuzione Debian. Volendo ricostruire un pacchetto sorgente corretto, si interviene secondo la sequenza seguente.
Si estrae l'archivio originale e si applicano le modifiche già previste:
$
tar xzvf nome_pacchetto_versione-revisione.orig.tar.gz
[Invio]
$
cd nome_pacchetto-versione
[Invio]
$
cat ../nome_pacchetto_versione-revisione.diff.gz | gunzip | patch -p1
[Invio]
$
cd ..
[Invio]
Si fanno le modifiche aggiuntive che si ritengono necessarie.
Si cancella il file con estensione .diff.gz
e .dsc
:
$
rm nome_pacchetto_versione-revisione.diff.gz
[Invio]
$
rm nome_pacchetto_versione-revisione.dsc
[Invio]
Si ricostruisce tutto con dpkg-source:
$
dpkg-source -b nome_pacchetto-versione
[Invio]
In pratica, l'argomento dell'opzione -b è il nome della directory contenente i sorgenti modificati.
Al termine si ottiene un file nome_pacchetto_versione-revisione.diff.gz
nuovo, assieme al file nome_pacchetto_versione-revisione.dsc
appropriato.
Havoc Pennington, Debian Tutorial, 1999
Susan G. Kleinmann, Sven Rudolph, Joost Witteveen, The Debian GNU/Linux FAQ, 1999
Appunti di informatica libera 2006.07.01 --- Copyright © 2000-2006 Daniele Giacomini -- <daniele (ad) swlibero·org>
3) Deborphan GNU GPL o Artistic
4) Orphaner GNU GPL o Artistic
5) Debconf software libero con licenza speciale
6) Configure-debian GNU GPL
Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome pacchetti_debian.htm
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