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La prima installazione di un sistema GNU/Linux è difficile quanto lo è installare qualunque altro sistema operativo che non si conosce. Infatti, ciò significa dover accettare il fatto che non si possono utilizzare gli strumenti consueti cui si può essere abituati da tanto tempo. In questo capitolo si fa riferimento all'installazione di un sistema GNU/Linux in un elaboratore i386 (o compatibile) partendo da strumenti Dos, allo scopo di mostrare il problema in generale.
Prima di poter installare un sistema GNU/Linux occorre procurarsi una distribuzione di questo sistema operativo. Le distribuzioni di sistemi GNU/Linux esistenti sono molte; ciò è sicuramente un sintomo positivo dell'importanza che questo sistema operativo sta avendo. Tuttavia, per l'utente rimane il problema di scegliere.
È molto difficile consigliare in modo generalizzato una distribuzione particolare, perché nessuna può essere migliore delle altre in senso assoluto; ognuna interpreta a suo modo le esigenze dell'utenza, ponendo l'accento su certe caratteristiche e trascurandone altre. Di sicuro, chi intende utilizzare GNU/Linux in modo sistematico farebbe bene a provarne alcune prima di decidere «definitivamente» quale offre per sé i vantaggi migliori.
In passato, la scelta di una distribuzione particolare era motivata dalla difficoltà con cui queste potevano essere ottenute; spesso si cominciava a utilizzare GNU/Linux con un CD-ROM allegato a un libro o a una rivista, dal momento che era un po' difficile lo scarico diretto da Internet. Oggi le riviste specializzate pubblicano con maggiore frequenza le distribuzioni GNU/Linux più comuni; inoltre è anche possibile acquistare tranquillamente con una carta di credito attraverso Internet, presso aziende specializzate nella masterizzazione di CD-ROM, a un prezzo molto contenuto. Vale la pena di citare qualche distribuzione storica, indicando alcune delle loro caratteristiche.
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Come già accennato altrove in questo documento, le distribuzioni GNU/Linux fatte per l'hardware i386 possono funzionare solo con un microprocessore di questo tipo o almeno con uno che abbia caratteristiche compatibili. Il problema più grande è invece la memoria RAM che dovrebbe essere di almeno 64 Mibyte per poter installare un sistema minimo; inoltre, mano a mano che GNU/Linux si evolve, i suoi eseguibili si appesantiscono e il sistema richiede sempre più risorse.
Teoricamente, è ancora possibile installare GNU/Linux senza X (senza il sistema grafico) avendo a disposizione meno memoria RAM, ma si tratta di un'operazione che diventa difficile. Se le circostanze costringono a tentare un'installazione con hardware molto limitato, conviene rivolgersi a edizioni particolari del sistema operativo, realizzate appositamente per questi scopi.
Prima di installare qualunque sistema operativo, sarebbe bene raccogliere le informazioni che si riescono ad avere sull'hardware installato; tuttavia, di solito l'hardware più recente può essere configurato in modo automatico tramite il firmware (il software incluso nell'hardware stesso, ovvero il BIOS) e il kernel Linux è in grado, quasi sempre, di individuarlo da solo. Eventualmente, le tabelle 30.2, 30.3 e 30.4, mostrano l'utilizzo più comune delle risorse da parte dei componenti più comuni.
Quando si hanno schede a 8 bit (quelle che utilizzano solo la prima parte di un alloggiamento ISA) si possono usare esclusivamente gli indirizzi di IRQ inferiori a 10. |
Il caso delle porte parallele è un po' particolare: il sistema operativo Dos assegna i nomi LPT1:
, LPT2:
e LPT3:
in base a una ricerca tra i possibili indirizzi di I/O. Vengono scanditi gli indirizzi 3BC16, 37816 e 27816. La prima porta a essere individuata diventa LPT1:
e così di seguito.
GNU/Linux utilizza dei nomi bene ordinati per i file di dispositivo, ma questi possono confondere chi proviene dall'esperienza Dos o MS-Windows. La tabella 30.5 mostra l'elenco di alcuni nomi di dispositivo riferiti a unità di memorizzazione.
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I dischi che non rientrano nella categoria dei «dischetti» (o floppy), sono suddivisi normalmente in partizioni, dove per fare riferimento a queste si aggiunge un numero alla fine del nome. Per esempio, /dev/hda1
è la prima partizione del primo disco ATA, /dev/sda2
è la seconda partizione del primo disco SCSI.
La distinzione tra i nomi usati per le partizioni primarie e le partizioni logiche contenute in quelle estese, può creare confusione ulteriore. In generale, conviene non utilizzare partizioni logiche, se non c'è una necessità reale. Volendo prendere come esempio il primo disco fisso ATA, le prime quattro partizioni normali (primarie ed estese) hanno nomi che vanno da /dev/hda1
a /dev/hda4
, mentre le partizioni logiche utilizzano nomi da /dev/hda5
in poi.
Prima di poter installare GNU/Linux occorre che sia pronto l'elaboratore che deve accoglierlo; solitamente, la cosa più importante da sistemare è l'organizzazione delle partizioni nel disco o nei dischi fissi.
Il principiante non può pretendere di fare cose troppo complesse, pertanto è necessario che disponga di un elaboratore da dedicare completamente al nuovo sistema operativo. D'altra parte, l'utente più preparato, che ritiene di avere raggiunto l'abilità necessaria a installare il nuovo sistema operativo facendolo convivere con un altro che risulta già installato, non può considerarsi infallibile e deve premunirsi con delle copie di sicurezza preventive. |
Il kernel Linux può essere predisposto per la gestione di una grande quantità di file system; tuttavia, fino a quando non si raggiunge l'esperienza necessaria, è bene installare il sistema GNU/Linux nel suo file system standard, noto con il nome Second-extended, preferendo possibilmente la versione più avanzata di tale tipo di file system (attualmente dovrebbe trattarsi del tipo Ext3).
Prima di iniziare l'installazione di una distribuzione GNU/Linux qualsiasi, occorre avere un modo di avviare il programma di installazione. Ci potrebbero essere dei dischetti, dei CD (anche piccoli, come quelli formato tessera) o dei DVD, delle memorie solide esterne (come quelle USB), o qualunque altro tipo di sistema di memorizzazione rimovibile. Qualunque sia il tipo di unità di memorizzazione previsto, di norma vengono distribuiti dei file-immagine, ovvero file che consentono la riproduzione esatta del disco o dell'unità che rappresentano, disponendo però degli strumenti necessari per farlo.
Se si devono utilizzare dei dischetti magnetici tradizionali, questi devono essere privi di difetti. Anche se in fase di inizializzazione non si riscontrano errori, può darsi che i dischetti si mostrino difettosi durante il loro utilizzo. Ciò potrebbe manifestarsi attraverso delle segnalazioni di vario genere, oppure il sistema potrebbe bloccarsi durante l'avvio. In tali casi conviene tentare nuovamente utilizzando dischetti differenti. |
Generalmente, quando si devono utilizzare unità di memorizzazione di capacità ridotta, per avviare un sistema GNU/Linux minimo, può essere necessario il caricamento successivo di più unità. Per esempio, quando si tratta di dischetti magnetici tradizionali, si tratta spesso di due o più dischetti: uno contenente essenzialmente il kernel e il secondo (eventualmente con i successivi) contenente i programmi.
Spesso, i sistemi GNU/Linux minimi, realizzati per installare un sistema completo o per fare semplicemente della manutenzione al sistema già installato, sono organizzati in modo da copiare inizialmente il proprio file system nella memoria centrale (in quello che è noto come disco RAM). In tal modo, una volta avviato un sistema GNU/Linux del genere, è possibile rimuovere l'unità di memorizzazione usata e rimpiazzarla con altre (per esempio per procedere all'installazione). Tra l'altro, questo meccanismo del file system nella memoria centrale diventa indispensabile quando l'avvio richiede l'utilizzo successivo di più unità di memorizzazione.
Per la riproduzione di dischetti magnetici tradizionali, partendo dai file-immagine relativi, se si dispone di un sistema Dos o MS-Windows si usa generalmente il programma RAWRITE.EXE. Si osservi l'esempio seguente in cui si riproduce un dischetto a partire dal file AVVIO.IMG
.
C:>
RAWRITE AVVIO.IMG A:
[Invio]
Se si ha a disposizione un sistema GNU/Linux da qualche parte, si possono utilizzare due modi diversi. Si osservino gli esempi seguenti in cui si riproduce un dischetto da 1 440 Kibyte a partire dal file avvio.img
.
#
cp avvio.img /dev/fd0
[Invio]
#
dd if=avvio.img of=/dev/fd0 bs=1440k
[Invio]
Eventualmente, la sezione 720 mostra un elenco con più possibilità.
Se invece i file-immagine si riferiscono a CD o DVD, occorre usare strumenti appropriati per la masterizzazione.
GNU/Linux può essere installato in un disco utilizzando una sola o più partizioni. Inoltre, nella maggior parte dei casi ci si deve prendere cura di creare una partizione da dedicare allo scambio della memoria virtuale (swap).
La partizione di scambio è una partizione come le altre, che viene identificata e inizializzata in modo diverso. In generale è conveniente utilizzare una dimensione pari ad almeno la stessa quantità di memoria RAM esistente, tenendo conto che una dimensione maggiore della necessità effettiva non comporta inconvenienti, a parte lo spreco di spazio su disco.
Quando si utilizzano dischi ATA (IDE) di grandi dimensioni, si può porre il problema della posizione in cui si trovano il kernel e gli altri file utilizzati per l'avvio. Questi dovrebbero trovarsi fisicamente nella parte iniziale del disco, in base ai limiti che può avere il BIOS degli elaboratori i386. Nel caso dei BIOS più vecchi, è necessario che i file utilizzati per l'avvio si trovino entro il 1 024-esimo cilindro.
Dal momento che se una partizione termina oltre il limite dei 1 024 cilindri, non ci può essere la certezza che certi file si trovino sicuramente prima di quella posizione, per evitare dubbi, si crea normalmente una partizione apposita, solo per i file utilizzati per l'avvio (di solito si tratta di tutto ciò che è contenuto nella directory /boot/
), residente fisicamente prima del 1 024-esimo cilindro.
Il file system del sistema GNU/Linux, così come accade per gli altri sistemi Unix, può essere scomposto in più parti residenti fisicamente in partizioni diverse, unite assieme attraverso vari innesti. Ci possono essere diverse buone ragioni per fare questo, in particolare le seguenti:
le richieste di accesso al file system possono essere distribuite su più dischi distinti;
più dischi di piccole dimensioni possono essere uniti insieme senza la necessità di acquistare un disco fisso gigantesco;
le parti del file system che non devono essere alterabili possono risiedere anche su CD-ROM;
in una rete locale si possono condividere dati e programmi usati in comune attraverso un file system di rete.
Segue un elenco delle possibilità tipiche di scomposizione di un file system GNU/Linux. L'argomento è trattato anche nel capitolo 121.
Partizione principale
La partizione principale deve contenere la directory radice (/). Quando non si scompone il file system, si tratta dell'unica partizione.
Partizione di avvio
Se il disco fisso che si utilizza ha un numero di cilindri superiore a 1 024 e il BIOS è abbastanza vecchio, è assolutamente necessario che il kernel e gli altri file utilizzati nella fase di avvio si trovino prima di tale limite. Per questo, in tali situazioni si crea una partizione apposita nella parte iniziale del disco fisso, in cui si colloca la directory /boot/
, all'interno della quale si mette anche il file del kernel.
Partizione dedicata ai programmi
La maggior parte del software viene collocato al di sotto della directory /usr/
e il suo contenuto viene posto frequentemente in un'altra partizione.
Partizione dedicata agli utenti
Quando un sistema è multiutente, il contenuto della directory /home/
può diventare molto grande e può convenire la sua collocazione in un'altra partizione.
In aggiunta a questi casi fondamentali, si possono valutare anche le possibilità seguenti.
Partizione per i file temporanei
Tutti i sistemi Unix utilizzano la directory /tmp/
come contenitore generico di file a uso temporaneo. In un sistema multiutente, l'attività all'interno di questa directory potrebbe essere piuttosto intensa. In tal caso, può convenire di far risiedere il suo contenuto altrove in modo da alleggerire l'attività del disco che invece contiene la partizione principale.
Partizione per i sorgenti
I sorgenti delle applicazioni risiedono solitamente nella directory /usr/src/
. Se si intende gestire una grande quantità i sorgenti, può convenire di utilizzare una partizione dedicata a questo scopo.
Partizione per i programmi e i file locali
Per convenzione, un file system di un sistema GNU e di altri sistemi Unix dovrebbe riservare la directory /usr/local/
per quei programmi e quei file che riguardano l'ambito locale. L'estensione di questo ambito dipende dalle circostanze. In generale, la directory /usr/
potrebbe risiedere in una partizione accessibile in sola lettura (come nel caso di un CD-ROM o di un servente di rete NFS). La directory /usr/local/
potrebbe risiedere altrove in modo da permettere l'installazione di programmi speciali a uso di quella macchina particolare o di quella sottorete. Di solito, si estende il concetto e si intende che questa directory sia il luogo più adatto all'installazione di quei programmi che non fanno parte della distribuzione GNU/Linux che si utilizza.
Le distribuzioni GNU/Linux più comuni utilizzano la tecnica della scomposizione del kernel in moduli, in modo da ridurre le dimensioni del blocco principale del kernel e da utilizzare meno memoria centrale, rispetto a quella che si userebbe con un kernel monolitico completo.
Un sistema GNU/Linux abbastanza completo, anche se può essere avviato da un CD o da un DVD, dovrebbe essere in grado di riconoscere i componenti hardware presenti e di caricare in modo appropriato i moduli necessari a gestirli. Tuttavia, quando questo meccanismo fallisce, oppure manca del tutto, ci può essere la necessità di caricare manualmente i moduli, attraverso dei comandi specifici. Eventualmente, in presenza di hardware particolare o molto vecchio, diventa necessario, oltre che indicare il modulo da caricare, specificare dei parametri, in base alle caratteristiche dell'hardware stesso. Eventualmente, nel capitolo 51 sono elencati alcuni moduli che richiedono dei parametri.
Le distribuzioni GNU/Linux che utilizzano un sistema di gestione dei pacchetti più o meno raffinato, consentono teoricamente di aggiornare un'installazione precedente. In molti casi questo costituisce un'insidia, perché alle volte l'aggiornamento fallisce e infine si resta con un sistema zoppicante oppure non funzionante del tutto.
Se si intende utilizzare veramente la possibilità di aggiornare un'installazione precedente, è indispensabile fare prima una copia di sicurezza, a meno di avere una fiducia illimitata nei confronti della distribuzione che si utilizza. |
Di solito, l'ultima cosa fondamentale da definire, prima di concludere definitivamente il procedimento di installazione, è il modo in cui si deve avviare il sistema operativo. Spesso viene proposto di predisporre un dischetto di avvio di emergenza specifico per la propria installazione e anche di configurare e installare il sistema di avvio nel disco fisso, attraverso programmi come GRUB o LILO (quando si tratta di architettura i386).
La creazione di un dischetto di avvio di emergenza è molto importante e non dovrebbe essere saltata se questa è disponibile, specialmente le prime volte. Oltre a ciò, è bene tenere presente che la configurazione che si ottiene con GRUB o LILO, attraverso il programma di installazione, potrebbe essere piuttosto limitata, quindi il dischetto di avvio è sempre una buona cosa per cominciare bene.
Quando è il turno di configurare il sistema di avvio nel disco fisso, potrebbe essere presentata solo la scelta di installare il settore di avvio nell'MBR, cioè il primo settore del disco fisso, oppure nel primo settore della partizione principale in cui risiede GNU/Linux. Purtroppo ci sono situazioni in cui queste due possibilità sono insufficienti, per quello che si vuole fare, quindi conviene utilizzare il dischetto di avvio per poter far partire il sistema e configurare successivamente il sistema di avvio come si vuole.
Nella situazione più semplice, si lascia che il programma responsabile dell'installazione del sistema di avvio modifichi il primo settore del disco fisso (MBR), in modo da dare a questo il controllo dell'avvio di GNU/Linux e degli altri sistemi operativi eventuali. Se per qualche motivo ciò non può essere fatto, l'installazione alternativa nel primo settore della partizione contenente GNU/Linux richiede poi di affidare a un altro programma (un altro sistema di avvio) l'avvio di quel settore.
I programmi usati per installare e configurare un sistema di avvio, devono essere in grado di passare al kernel Linux alcuni parametri, di solito per consentire l'individuazione di dispositivi particolari o per richiedere una modalità di funzionamento speciale. Il programma di installazione del sistema di avvio potrebbe richiedere l'indicazione di questi parametri aggiuntivi, che però di solito non vanno specificati.
La parte viii descrive la gestione di un sistema di avvio, entrando nel dettaglio dei programmi usati comunemente per questo scopo.
L'installazione di una distribuzione GNU/Linux può essere preceduta da una preparazione delle partizioni attraverso un sistema di emergenza avviato da dischetti, da CD o da altre unità di memorizzazione rimovibili. Naturalmente, questo sistema GNU/Linux di emergenza avviato provvisoriamente, deve essere dotato di una raccolta minima di programmi essenziali. Spesso, le stesse distribuzioni GNU/Linux comuni offrono strumenti del genere.
Nella parte vii vengono descritti alcuni sistemi GNU/Linux avviabili da CD o da DVD, che si prestano ottimamente per operazioni di manutenzione generali o anche solo per la preparazione delle partizioni, come viene descritto in questo capitolo.
Le distribuzioni più comuni sono in grado di gestire tutto all'interno delle procedure di installazione, ma spesso, in questo modo, si ignora il senso di ciò che si fa. Prima di installare GNU/Linux la prima volta, occorrerebbe apprendere l'uso dei programmi per la creazione e la modifica delle partizioni; inoltre è opportuno conoscere il modo in cui queste possono essere inizializzate.
Il programma principale per la delle partizioni è fdisk, con un'impostazione elementare, a riga di comando. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, un programma del genere è il più adatto al principiante, perché non dà nulla per scontato, mentre altri programmi più elaborati presumono che alcuni concetti sulle partizioni dei dischi siano già chiari.
Qui viene mostrato l'uso del vecchio fdisk,(1) con un esempio completo. Anche se questo programma sta scomparendo dai dischi di installazione delle distribuzioni, resta quello più semplice da descrivere; inoltre l'apprendimento del suo utilizzo facilita la comprensione degli altri programmi alternativi.
fdisk [dispositivo] |
Il programma fdisk riceve come argomento il nome del file di dispositivo che si riferisce all'intero disco fisso (o disco rimovibile) dal momento che agisce proprio sulle partizioni e non all'interno di queste ultime. Supponendo di lavorare sul primo disco fisso ATA (IDE), all'interno del quale è presente una partizione Dos-FAT ridotta per fare spazio a GNU/Linux, si deve avviare fdisk nel modo seguente:
#
fdisk /dev/hda
[Invio]
Il programma fdisk risponde mostrando un invito particolare:
Command (m for help):
Il programma fdisk accetta comandi composti da una sola lettera e per vederne un breve promemoria basta utilizzare il comando m.
Command (m for help):
m
[Invio]
Command action a toggle a bootable flag b edit bsd disklabel c toggle the dos compatibility flag d delete a partition l list known partition types m print this menu n add a new partition o create a new empty DOS partition table p print the partition table q quit without saving changes s create a new empty Sun disklabel t change a partition's system id u change display/entry units v verify the partition table w write table to disk and exit x extra functionality (experts only) |
La prima cosa da fare è accertarsi della situazione iniziale del proprio disco fisso; a questo proposito il comando p permette di visualizzare l'elenco delle partizioni esistenti:
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda1 * 1 700000 352799968+ 7 HPFS/NTFS /dev/hda2 700001 1572864 439923456 b W95 FAT32 |
Si vogliono eliminare entrambe le partizioni, cominciando dalla prima:
Command (m for help):
d
[Invio]
Partition number (1-4):
1
[Invio]
A questo punto resta solo la seconda partizione:
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda2 700001 1572864 439923456 b W95 FAT32 |
Si elimina anche la seconda partizione, ma in tal caso non viene richiesto di indicare quale eliminare, in quanto ne rimane una sola:
Command (m for help):
d
[Invio]
Selected partition 2 |
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System |
Si procede definendo una partizione iniziale per l'avvio del sistema:
Command (m for help):
n
[Invio]
Command action e extended p primary partition (1-4) |
In questo caso si seleziona un tipo di partizione primaria.
p
[Invio]
Partition number (1-4):
Trattandosi della prima partizione, si inserisce il numero uno.
Partition number (1-4):
1
[Invio]
Viene richiesta quindi l'indicazione del primo cilindro a partire dal quale deve iniziare la nuova partizione. Vengono già proposti il valore minimo e quello massimo.
First cylinder (1-1572864, default 1):
1
[Invio]
Quindi viene richiesta l'indicazione dell'ultimo cilindro, o della dimensione minima della partizione. In questo caso si indica come ultimo cilindro proprio il 1 023-esimo, per garantire l'accessibilità dei file alle funzioni del BIOS:
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (1-1572864, default 1572864):
1023
[Invio]
Per visualizzare il risultato basta utilizzare il solito comando p.
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda1 1 1023 515560+ 83 Linux |
Si vuole aggiungere una partizione molto grande, con lo scopo di ospitare tutto il resto del sistema GNU/Linux, compresi i dati personali, lasciando un po' di spazio alla fine per una partizione di scambio:
Command (m for help):
n
[Invio]
Command action e extended p primary partition (1-4) |
Anche in questo caso si seleziona un tipo di partizione primaria.
p
[Invio]
Partition number (1-4):
Trattandosi della seconda partizione, si inserisce il numero due.
Partition number (1-4):
2
[Invio]
Il cilindro iniziale viene lasciato al valore predefinito:
First cylinder (1024-1572864, default 1024):
[Invio]
Using default value 1024 |
Quindi viene richiesta l'indicazione dell'ultimo cilindro, o della dimensione approssimativa della partizione. In questo caso si richiede una dimensione di circa 810 Mibyte.
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (1024-1572864, default 1572864):
\
\+810G
[Invio]
Ecco il risultato:
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda1 1 1023 515560+ 83 Linux /dev/hda2 1024 1570499 791015904 83 Linux |
Come già accennato, nella parte rimanente del disco, si vuole inserire una partizione di scambio; per la precisione, si decide di indicarla come quarta partizione primaria:
Command (m for help):
n
[Invio]
Command action e extended p primary partition (1-4) |
p
[Invio]
Partition number (1-4):
4
First cylinder (1570500-1572864, default 1570500):
[Invio]
Using default value 1570500 |
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (1570500-1572864, default 1572864):
[Invio]
Using default value 1572864 |
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda1 1 1023 515560+ 83 Linux /dev/hda2 1024 1570499 791015904 83 Linux /dev/hda4 1570500 1572864 1191960 83 Linux |
Come si vede, anche in questo caso è stata aggiunta una partizione di tipo Linux-nativa, che è adatta ad accogliere un file system Second-extended (Ext2 o Ext3) e non lo scambio della memoria, quindi occorre cambiare il tipo di identificazione della partizione:
Command (m for help):
t
[Invio]
Partition number (1-4):
2
[Invio]
Hex code (type L to list codes):
Come suggerito, conviene visualizzare l'elenco dei codici.
Hex code (type L to list codes):
L
[Invio]
0 Empty 1e Hidden W95 FAT1 80 Old Minix be Solaris boot 1 FAT12 24 NEC DOS 81 Minix / old Lin bf Solaris 2 XENIX root 39 Plan 9 82 Linux swap / So c1 DRDOS/sec (FAT- 3 XENIX usr 3c PartitionMagic 83 Linux c4 DRDOS/sec (FAT- 4 FAT16 <32M 40 Venix 80286 84 OS/2 hidden C: c6 DRDOS/sec (FAT- 5 Extended 41 PPC PReP Boot 85 Linux extended c7 Syrinx 6 FAT16 42 SFS 86 NTFS volume set da Non-FS data 7 HPFS/NTFS 4d QNX4.x 87 NTFS volume set db CP/M / CTOS / . 8 AIX 4e QNX4.x 2nd part 88 Linux plaintext de Dell Utility 9 AIX bootable 4f QNX4.x 3rd part 8e Linux LVM df BootIt a OS/2 Boot Manag 50 OnTrack DM 93 Amoeba e1 DOS access b W95 FAT32 51 OnTrack DM6 Aux 94 Amoeba BBT e3 DOS R/O c W95 FAT32 (LBA) 52 CP/M 9f BSD/OS e4 SpeedStor e W95 FAT16 (LBA) 53 OnTrack DM6 Aux a0 IBM Thinkpad hi eb BeOS fs f W95 Ext'd (LBA) 54 OnTrackDM6 a5 FreeBSD ee EFI GPT 10 OPUS 55 EZ-Drive a6 OpenBSD ef EFI (FAT-12/16/ 11 Hidden FAT12 56 Golden Bow a7 NeXTSTEP f0 Linux/PA-RISC b 12 Compaq diagnost 5c Priam Edisk a8 Darwin UFS f1 SpeedStor 14 Hidden FAT16 <3 61 SpeedStor a9 NetBSD f4 SpeedStor 16 Hidden FAT16 63 GNU HURD or Sys ab Darwin boot f2 DOS secondary 17 Hidden HPFS/NTF 64 Novell Netware b7 BSDI fs fd Linux raid auto 18 AST SmartSleep 65 Novell Netware b8 BSDI swap fe LANstep 1b Hidden W95 FAT3 70 DiskSecure Mult bb Boot Wizard hid ff BBT 1c Hidden W95 FAT3 75 PC/IX |
Il codice di una partizione di scambio è 8216 e così viene indicato:
Hex code (type L to list codes):
82
[Invio]
Changed system type of partition 4 to 82 (Linux swap / Solaris) |
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda1 1 1023 515560+ 83 Linux /dev/hda2 1024 1570499 791015904 83 Linux /dev/hda4 1570500 1572864 1191960 83 Linux swap / Solaris |
Per registrare definitivamente le variazioni apportate si utilizza il comando w. Se invece si preferisce rinunciare, basta utilizzare il comando q che si limita a concludere l'esecuzione del programma annullando le operazioni svolte.
Command (m for help):
w
[Invio]
The partition table has been altered! ... Syncing disks. ... |
In una situazione reale è possibile che si vogliano utilizzare più partizioni per GNU/Linux. In questo senso potrebbe essere necessario l'utilizzo di partizioni estese, all'interno delle quali collocare varie partizioni logiche. Supponendo di avere un «pentimento» e di volere trasformare la partizione /dev/hda2
in partizione estesa e di volervi collocare al suo interno due partizioni logiche per qualche scopo, si potrebbe agire nel modo che viene illustrato di seguito:
Command (m for help):
d
[Invio]
Partition number (1-4):
2
[Invio]
Command (m for help):
n
[Invio]
Command action e extended p primary partition (1-4) |
In questo caso si tratta di una partizione estesa da suddividere e il procedimento è identico a quello per la creazione di una partizione primaria:
e
[Invio]
Partition number (1-4):
2
[Invio]
First cylinder (1024-1572864, default 1024):
[Invio]
Using default value 1024 |
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (1024-1570499, default 1570499):
[Invio]
Using default value 1570499 |
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda1 1 1023 515560+ 83 Linux /dev/hda2 1024 1570499 791015904 83 Extended /dev/hda4 1570500 1572864 1191960 83 Linux swap / Solaris |
Quindi, si deve scomporre la partizione estesa. Si suppone di volere creare due partizioni logiche; una di circa 100 Gibyte e l'altra dello spazio rimanente.
Command (m for help):
n
[Invio]
Command action l logical (5 or over) p primary partition (1-4) |
Si deve scegliere la lettera «l», per richiedere la creazione di una partizione logica.
l
[Invio]
A differenza di quanto visto per le partizioni primarie, non viene più chiesto il numero della partizione:
First cylinder (1024-1570499, default 1024):
[Invio]
Using default value 1024 |
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (1024-1570499, default 1570499):
\
\+100G
[Invio]
Command (m for help):
n
[Invio]
Command action l logical (5 or over) p primary partition (1-4) |
l
[Invio]
First cylinder (194787-1570499, default 194787):
[Invio]
Using default value 194787 |
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (194787-1570499, default 1570499):
[Invio]
Using default value 1570499 |
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 811.7 GB, 811748818944 bytes 16 heads, 63 sectors/track, 1572864 cylinders Units = cylinders of 1008 * 512 = 516096 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda1 1 1023 515560+ 83 Linux /dev/hda2 1024 1570499 791015904 83 Extended /dev/hda4 1570500 1572864 1191960 83 Linux swap / Solaris /dev/hda5 1024 194786 97656520+ 83 Linux /dev/hda6 194787 1570499 693359320+ 83 Linux |
In generale, la procedura che si occupa di installare la distribuzione GNU/Linux, una volta definite le partizioni, si occupa anche di inizializzarle e di attivare lo scambio della memoria virtuale. In alcuni casi potrebbe essere conveniente fare tutto questo a mano. Seguendo l'esempio già visto, in cui è stata creata una partizione corrispondente al file di dispositivo /dev/hda4
per lo scambio della memoria virtuale e due partizioni corrispondenti a /dev/hda1
e /dev/hda2
e per l'installazione del sistema, si può procedere come viene mostrato di seguito.
Di solito conviene cominciare con le partizioni di scambio; per la loro inizializzazione si utilizza mkswap:(2)
#
mkswap -c /dev/hda4
[Invio]
Se necessario, di solito quando si ha a disposizione poca memoria centrale, è possibile attivare subito l'utilizzo di questa partizione di scambio appena creata, per estendere la memoria virtuale, senza attendere che lo faccia la procedura di installazione. Ciò si ottiene attraverso il programma swapon.
#
swapon /dev/hda4
[Invio]
Dopo le partizioni di scambio, si può passare a quelle utilizzate per la realizzazione del file system, cioè quelle utilizzate per installarvi al loro interno il sistema operativo. Le partizioni di tipo Linux-nativa devono essere inizializzate attraverso il programma mkfs.ext3:(3)
#
mkfs.ext3 -c /dev/hda1
[Invio]
#
mkfs.ext3 -c /dev/hda2
[Invio]
L'inizializzazione di una partizione deve riguardare solo le partizioni primarie o quelle logiche. Non è possibile inizializzare una partizione estesa, con l'intenzione di inizializzare simultaneamente tutte le partizioni logiche. |
Al termine, le prime due partizioni contengono un file system Second-extended, in questo caso precisamente Ext3.
Linux distributions
Appunti di informatica libera 2006.07.01 --- Copyright © 2000-2006 Daniele Giacomini -- <daniele (ad) swlibero·org>
1) util-linux: fdisk GNU GPL
2) util-linux: disk-utils GNU GPL
Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome installare_gnu_linux.htm
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